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MOTOGP: ULTIMO GIORNO DI SCUOLA

Come ogni progetto, ogni esperienza, ogni breve o lungo tratto della nostra vita viene scandito dal tempo così anche la stagione del motomondiale 2018 è giunta al termine. 

L’ultimo giorno di scuola è stato caratterizzato da una situazione meteo inclemente con una pioggia che a Valencia erano decenni che non vedevano tutta insieme. Ovviamente questo ha reso le competizioni più complicate , ma l’acqua caduta copiosa dal cielo plumbeo è servita anche e coprire le inevitabili lacrime ( di gioia , dolore o malinconia ) che chiudono ogni esperienza. I verdetti, già acquisiti peraltro nelle gare precedenti, ci indicano i 3 nuovi campioni del mondo: Marquez (Honda) per la MotoGP, Bagnaia (Kalex) per la Moto2 e Martin (Honda) per la Moto3. Tutti e tre hanno vinto, seppur con stili diversi, con caratteristiche identiche: perseveranza, creatività e talento.

Partiamo dalla Moto3; il pilota spagnolo Jorge Martin dopo un lungo testa a testa con l’italiano Bezzecchi (KTM) e qualche vicissitudine dovuta alle troppe cadute è riuscito, nello strappo finale in Malesia, ad aggiudicarsi il titolo. La Moto3 emette un ulteriore verdetto che è quello del “Rookie of the year” assegnato al giovanissimo Jaume Masia (KTM) del Team Bester Capital Dubai. Ottima promessa in questa disciplina sempre più complicata.

La stagione della Moto2, invece, è stata caratterizzata, a mio parere, in principal luogo da un sentimento cavalleresco che da tempo non avevamo la fortuna di godere nella talvolta esasperata competitività motociclistica. Non tanto per la carenza, nelle stagioni passate, di “ piloti perbene “, ma per la strana e fortunata coincidenza di avere tanti cavalieri senza macchia e senza paura condensati in un’unica “giostra”. Oltre al campionissimo dal sorriso rassicurante e gli occhi a cuoricino Pecco Bagnaia, abbiamo il suo diretto concorrente Oliveira (l’onesto portoghese dal cuore d’oro) al quale aggiungiamo l’intrepido Sudafricano Brad Binder e gli intraprendenti fratelli d’arte Marquez e Marini. Senza scordare l’ estrosa presenza del “Balda” e la sempre coraggiosa spregiudicatezza di Pasini. Ovviamente ognuno di loro ha espresso il suo metodo di guida con grande autenticità risultando un pilota unico, ma questi rampanti riders sono stati accomunati da un senso di lealtà tipico degli antichi duelli che venivano consumati in nome dell’amore, di un feudo o della patria. Ci sono state gare di Moto2 che mi hanno fatto alzare i peli per la pulizia dell’emozione vissuta.
Grazie giovanotti!

Ed infine arriviamo alla MotoGP

Come mi è già capitato di trattare in altre occasioni, la più grande delusione provata come sportivo è da ricercare nella troppo semplice espressione di strapotere Honda sicuramente generata dal perfetto binomio Pilota-team, ma purtroppo anche dalla scarsa capacità di sviluppo da parte di Yamaha e dalla confusione organizzativa di Ducati che, nonostante le enormi competenze, non ha saputo esprimere le straordinarie attitudini soprattutto nella coesione della squadra, sin dalle prime battute del mondiale: è come se, all’interno del team , non avessero condiviso un obiettivo supremo comune. Speriamo bene per il futuro per avere una battaglia più coinvolgente e incerta nel suo esito.Arrivati all’ultimo giorno di scuola quindi, ancora una volta, il Motomondiale diventa, come spesso accade nello sport , un puzzle di situazioni, persone e sentimenti simile alla quotidianità che viviamo nelle nostre vite : ci sono i cuori puri, chi non molla mai, coloro che inseguono un sogno e anche chi ha la fortuna e la capacità di realizzarlo. Esistono i furbacchioni, coloro che non ci credono, quelli che non pianificano e quelli che pensano a tutto.Un guazzabuglio di emozioni che unite tutte insieme danno origine ad uno spettacolo tanto imprevedibile quanto accattivante che, come tutti i percorsi scolastici, non ci abbandona con un laconico addio, ma con uno splendido ed intrigante arrivederci. Dopo il meritato riposo , obviously...

Stefano Pigolotti

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