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IN MEMORIA DI PAUL VIRILIO

Il 10 settembre è mancato all’età di 86 anni Paul Virilio, noto in Francia e nel mondo per la sua analisi della relazione tra territori, sistemi di potere e nuove tecnologie e per le sue elaborazioni teoriche sulla nozione di velocità. Nato a Parigi nel 1932, si era formato come artigiano e artista del vetro. Dopo essere sopravvissuto a un bombardamento su Nantes nel 1943, iniziò a mettere sempre in evidenza il potenziale distruttivo della tecnologia, a che a livello sociale e territoriale. Come artista vetraio frequenta Henri Matisse e Georges Braque alla fine degli anni quaranta e nei primi anni cinquanta, per poi avvicinarsi al mondo dell’architettura. 



Nel 1964, dopo l’esperienza con il gruppo Architecture Principe,nasce il Manifesto per un’architettura obliqua: «La fine della verticale come unica linea di elevazione e dell’orizontale come piano permanente». Diventa anche insegnante all’Ecole Spéciale d’Architecture, che poi dirige dal 1972 al 1975. Nei suoi saggi degli anni 1970 svilippa la sua analisi della velocità in quanto cambiamento maggiore nella nostra relazione con il mondo e in quanto elemento chiave di un cambiamento di paradigma per quanto riguarda l’impatto dei sistemi di potere sul territorio.

Con Esthétique de la disparition (1989) [Estetica della sparizione, Liguori, 1992], insiste sull’ontologia del cambiamento all’opera con le tecnologie emergenti: ha sottolineato più volte che il titolo del suo libro non doveva essere preso per una formulazione poetica, ma come una visione pratica. Le cose oggi esistono solo perchè stanno scomparendo nell’infinito ed effimero passare di attimi sempre più brevi. Precursore di tutta una corrente di lettura delle profonde mutazioni delle società contemporanee, aveva nel 2010, con L’administration de la peur, aggiornato ed esteso le sue intuizioni degli anni ’70 e ’80, con le quali già aveva capito l’importanza decisiva della relazione tra uomo, società e spazio in relazione all’emergere di tecnologie fondate sull’instantaneità e l’ubiquità.

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